Quel che resta della piena...
Era più di un mese che non andavo alle Cascine a fare due
passi.
Ieri pomeriggio, complici la domenica e una bellissima
giornata di sole ci sono tornato e come me hanno fatto tantissime altre
persone.
Giornata tanto bella che qualche temerario si è messo addirittura
a prendere il sole a torso nudo sulle sponde dell’Arno, tanta roba considerato
che siamo a metà gennaio!
Osservo l’ambiente intorno a me, il suo stato, la sua cura e
devo riconoscere che globalmente, nonostante tutto, il parco più grande di
Firenze è tenuto abbastanza bene.
Certo, come per tutte le cose, potrebbe essere fatto di più,
ma se vado indietro nel tempo, e neanche di tanto, sono stati fatti grandi
passi avanti. Bene così!
Guardo il fiume, l’acqua ha un bel colore verde, non più
quel marrone cupo delle varie piene che ci sono state nei mesi di novembre e dicembre scorsi.
C’è una cosa però che stona in questo quadro idilliaco, una
cosa che non passa inosservata e che mi ha rimandato indietro nel tempo di
quasi quarantacinque anni, quando d’estate con la nostra stracarica Fiat 850,
andavamo al mare passando dalla SS67, strada che per lunghi tratti costeggia l’Arno.
Tra i vari ricordi di quel lontano periodo, mi torna in
mente quando chiedevo meravigliato ai miei genitori come fosse possibile che
sulle cime degli alberi e sulla vegetazione presente lungo le sponde del fiume,
ci fossero così tanti sacchetti di plastica…
...Sono passati circa QUARANTICINQUE ANNI di piene, sacchetti e
moltissimi altri oggetti di plastica finiti poi in mare.
Ho provato ad immaginare questa situazione moltiplicata per
tutti i corsi di acqua presenti sul pianeta in questo arco di tempo.
Deve poi meravigliare quello che il mare ci sta restituendo?
E soprattutto, è ancora possibile fare qualcosa per fermare
questo ignobile modo di trattare il nostro ambiente?
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