C'era una volta il Brasile
Non è certo la notizia del giorno, l´avrei potuta e forse dovuta
pubblicare lo scorso anno all´inizio del mese di luglio quando era la
top new dei palinsesti di tutti i media.
È infatti già da più di un anno
che il Brasile è teatro di eclatanti proteste, sit-in e duri scontri
tra manifestanti e forze dell´ordine. A molti brasiliani non sono andati
proprio giù i milioni di dollari spesi per l´organizzazione dei
mondiali di calcio che inizieranno il prossimo mese di giugno.
Non
intendono accettare ulteriori sacrifici per un evento sportivo che
mostrerà al mondo intero solo la faccia buona di un paese che invece è
afflitto da molti problemi che nessun governo fino ad adesso ha tentato
di risolvere.
Fino a poco tempo fa, il sistema alla miseria e alla
povertà ha sempre contrapposto come improbabile cura, il ritmo della
samba e le magie delle partite di calcio, ma proprio per il "dio
pallone" qualcosa è cambiato. La gente ha come di colpo aperto gli
occhi. Esige e pretende più scuole, ospedali, mezzi di trasporto
pubblici, lavoro, servizi per il cittadino, non tollera più sprechi,
rincari ingiustificati, speculazioni e corruzione. Nonostante la
drammaticità di alcune immagini ho accolto questi eventi in maniera
positiva, ho pensato che esiste un limite, una soglia oltre la quale
anche popoli per natura di indole tranquilla e gioiosa, si incazzano
davvero. Sono proprio curioso di vedere cosa accadrà durante lo
svolgimento dei mondiali di calcio e se, in caso di vittoria del
Brasile, tornerà tutto tristemente come prima.
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